Citizen Broz

PARTITO DEMOCRATICO...E TORNATO DEMOCRISTIANO.
"Nelle cose futili seguo i capricci e le mode; nelle cose importanti seguo la morale; in arte seguo me stesso. Questa è la ragione per cui non ho nulla a che fare con cio' che non mi piace" J. Ozu

Saturday, October 29, 2005


SETTIMANA CRITICA

Forse questo post potrà diventare una rubrica fissa. Avrete capito che questo blog è ancora tutto in divenire, ci sono le idee base (i primi due post) e poi ci mettiamo dentro di tutto. Però avevo promesso che avrei parlato di cinema, lo facciamo sempre in realtà perché l'idea alla base del blog è che col cinema si possono affrontare tutte le questioni attuali e reali. Qui però voglio dire due righe sui film che ho visto negli ultimi giorni o settimane.

La tigre e la neve: Assolutamente deludente. La sceneggiatura non è per nulla intrigante ma altamente prevedibile. La cornice romana, inizio e fine, sono stucchevoli e brutte. Quando ho visto il polline che sembrava neve mi è venuto da vomitare. La tigre, lo zoo che brucia... ma non è mica kusturica! Il film ha uno spunto bellissimo e bellissimo è il personaggio di benigni. Sono stupendi i suoi monologhi sulla poesia e la bellezza della vita, ma tutto il resto è da buttare senza rimpianti. Un film che poteva raccontare la guerra vista con gli occhi di due poeti era sulla carta un capolavoro. Ma invece ci perdiamo in situazioni prevedibili, stanche pretestuose che non strappano nè compassione nè tanto meno sorrisi (se non ci dovesse essere per forza la Braschi...). Peccato.

Romanzo Criminale
: Film grandioso, veramente avvincente. Il Placido regista e Accorsi attore mi facevano temere il peggio, invece la regia è ottima, al servizio della storia, ci fa appassionare a personaggi negativi, senza necessariamente parteggiare per loro. Attori tutti bravi, mi sembra davvero un ottimo cast (io prediligo Favino e Santamaria, ma insomma son tutti bravi), anche nei ruoli di contorno. Forse avrei eliminato alcuni appesantimenti politici che nel libro hanno un senso qui invece diluiscono solo la storia. Per il resto un bel film, capace di rapire gli spettatori e farli anche ragionare sul male e sulla natura animale dell'uomo.

Viva Zapatero: non necessariamente se uno è stato censurato in tv dobbiamo erigerlo ad autore cinematografico. Ci voleva coraggio e la Guzzanti ce l'ha avuto, ma cosa c'è di nuovo?

Wednesday, October 26, 2005


RAGIONE E SENTIMENTO

Che strano. Un sindaco che pretende di far rispettare la legge. Che strano. Un politico, di sinistra, che non fa finta di niente di fronte ai problemi e decide di affrontarli di petto.
Che strano però cominciare a far rispettare le regole a chi ancora non beneficia dei propri diritti.

Monday, October 24, 2005



LIBERTA' DI STAMPA?

Non vorrei aggiungere tutti questi post, preferirei dare il tempo a tutti di leggere i presenti, ma quando si trovano commenti perfetti come questo come si fa a lasciar correre? Noi parliamo di libertà di informazione e qui ce la raccontano. Leggete.

da l'Unità del 23 ottobre 2005

Libertà di stampa vado cercando di Oreste Flamminii Minuto

Il 7 ottobre scorso ho partecipato alla trasmissione «Viva Voce» di Radio 24 che trattava della libertà di stampa in Italia. Il responsabile dell'informazione dei Ds e quello di An alla domanda di Giancarlo Santalmassi, direttore di quella emittente, se in Italia esistesse la libertà di stampa hanno risposto senza esitazione «sì». La stessa risposta hanno dato Ritanna Armeni del Manifesto e Mauro Paissan garante della Privacy. Io ho risposto «no». La trasmissione, poi, si è sviluppata verso altre tematiche sulla libertà di stampa per terminare con l'unanime constatazione che «oggi non esiste più il giornalismo d'inchiesta».
Singolarmente, quello stesso giorno, era in edicola il settimanale L'Espresso con l'inchiesta sui Cpt di Lampedusa e Agrigento nella quale si raccontava come un giornalista, Fabrizio Gatti, per scoprire quello che accadeva in quei posti, era stato costretto a buttarsi in mare, farsi raccogliere come naufrago, farsi passare per «curdo». Il tutto per potere informare la pubblica opinione quanto fosse poco edificante la situazione generale oggettiva dell'accoglienza e gli abusi «nonnisti» di alcuni degli addetti alla sorveglianza di quei poveri disgraziati che cercano in Europa di migliorare la loro condizione di reietti.
Sul perché il giornalismo d'inchiesta non fosse più praticato, gli autorevoli partecipanti fornivano risposte vaghe («interessa poco...», «non interessa più per le materie trattate...» ecc.). Io affermavo che il giornalismo d'inchiesta «è proibito» e fornivo rapidamente tre esempi (Il Sifar, Capitale Corrotta Nazione Infetta, e Il Grande Orecchio ) che pur denunciando episodi che «oggi» storicamente e politicamente sono recepiti come «verosimili» (se non «veri»), all'epoca erano finiti tutti con la condanna dei giornalisti che avevano osato proporli alla pubblica opinione. E Fabrizio Gatti avendo «ricercato le notizie», come prevede la Convenzione dei diritti dell'uomo, (e, cioè, usando un suo diritto), per fare giornalismo d'inchiesta, rischia la galera.
L'altra sera Adriano Celentano ha rivelato che secondo Freedom House of the Press, l'Italia è al 77° posto della classifica con una informazione «parzialmente libera», e Stefano Gentiloni, Presidente Vigilanza Rai, nella stessa trasmissione di Giancarlo Santalmassi ha detto di non credere a quella classifica, anche quando Santalmassi gli ha fatto notare che quella classifica dipende, tra l'altro, dal «contesto delle leggi dei singoli paesi».
È singolare che per far sapere che l'Italia è un paese parzialmente libero in materia di informazione si debba attendere Adriano Cementano, nello stesso momento in cui i responsabili dell'informazione di due grandi partiti (Ds e An) affermano invece il contrario! Questo denota che non siamo messi molto bene. E denota che il vero problema non è tanto se sia permesso esprimere le proprie idee, ma se sia proibito denunciare scandali acquisendo le prove di quegli sandali. Altrettanto singolare è il fatto che importanti personalità politiche dei due schieramenti facciano finta di non sapere che vi sono leggi che impediscono il concreto esercizio della libertà di stampa. Ma sarebbe addirittura scandaloso se con l'auspicabile cambio della maggioranza nel prossimo parlamento non si ponesse mano a una riforma vera del diritto dell'informazione che abolisse quelle norme, restituendo all'informazione il suo naturale ruolo di violatore istituzionale di tutti segreti, con la possibilità di invocare ogni tipo di esimente per difendere il diritto-dovere di informare.
Certo, se chi si occupa della riforma del diritto all'informazione afferma pubblicamente che in Italia esiste la libertà di stampa, c'è poco da stare allegri.


Sunday, October 23, 2005


POVERA TV

Leggo che il programma di Celentano, il vero evento mediatico di questo periodo di fine impero, non solo ha riscosso successo considerevole ma ha anche mietuto critiche e polemiche politiche. Adesso io devo dire due cosette, brevi e schematiche.
1 - la polemica politica è del tutto fuori luogo. Celentano non ha detto nulla che già non sapessimo. Ha parlato della cacciata di Santoro Biagi e Luttazzi comandata da Sofia dopo le elezioni. Bene, lo sapevamo benissimo. Perché polemizzare? Non è andata forse così? Il guaio è che noi lo sappiamo perché ci informiamo dai media non tradizinali, gli spettatori del giovedì sera di raiuno, invece, forse non lo sapevano. La colpa di Celentano è di aver aperto gli occhi agli ignoranti. Grave colpa in epoca oscurantista.

2 - la polemica su Santoro che si dimette da eurodeputato è pretestuosa. C'era da aspettarselo fondamentalmente, era stato eletto sull'onda dell'indignazione, senza basi politiche o culturali necessarie. Io da elettore mi indignerei, ma ovviamente non sono un suo elettore, nè suo nè della Gruber. Anzi, all'epoca dissi: mai eleggere un giornalista, non tutti sono Spadolini. Avevo ragione ovviamente. Un pensiero va all'Annunziata che si dimise da presidente rai anche perché la Gruber si era candidata senza che lei ne sapesse nulla.

3 - la televisione italiana di questi ultimi giorni gira e rigira attorno alla questione Rockpolitic come una trottola. Lo scandalo è che Celentano abbia detto cose risapute, non è che il presidente del consiglio abbia potere di vita e di morte all'interno del sistema dei media. Questo è molto meschino. Non si parla d'altro. Passa la devoluscion, passa l'abrogazione della par condicio, passa la legge Salva Previti, passa la riforma elettorale ed i media parlano della trasmissione di Celentano. La sinistra come al solito fa la parte dell'utile idiota, sta al gioco e Fassino va dalla De Filippi.
Ottimo direi.

Friday, October 21, 2005


CONTROLLO DEI MEDIA

(tratto dall'Unità on line di oggi)


A pagare è stata la libertà di espressione ma il giornalista Marco Travaglio e il conduttore Daniele Luttazzi sono stati assolti dall’accusa di aver diffamato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel corso della puntata di
Satyricon, che andò in onda a marzo del 2001 su Rai2, poche settimane prima delle elezioni politiche che avrebbero portato il numero uno di Forza Italia a conquistare la carica di primo ministro. I due erano stati querelati da Berlusconi per le dichiarazioni rese da Travaglio nel corso della trasmissione di Luttazzi. Ma il giornalista ha sempre sostenuto di aver raccontato solo fatti. E ora la sentenza del giudice gli dà ragione anche se non può comunque cancellare la gravità di quanto è accaduto.

Luttazzi aveva invitato Travaglio in trasmissione per discutere del libro "L'Odore dei Soldi", che il giornalista aveva scritto insieme ad Elio Veltri. Ma le domande che il conduttore rivolse al giornalista non andarono giù al Cavaliere, e tantomeno le risposte. Travaglio parlò infatti a lungo della condizione giudiziaria dell'allora capo dell'opposizione (dalle inchieste sulle origini del suo impero economico a quelle relative ai rapporti con la criminalità organizzata), ma raccontò anche alcuni aneddoti agghiaccianti: ricordò per esempio che Berlusconi ha ospitato per ben due anni nella sua villa di Arcore Vittorio Mangano, un personaggio che qualche anno dopo sarà condannato al carcere a vita per mafia.

Il giorno seguente Satyricon si ritrovò nell'occhio del ciclone e il Cavaliere presentò querela chiedendo anche un cospicuo risarcimento: ben 20 miliardi di vecchie lire, tanto costava l’averlo sfidato. Il centrodestra colse subito l’occasione per chiudere la bocca a Luttazzi mentre molti esponenti del centrosinistra pensarono bene di criticare Travaglio.

Era solo l’inizio dell’ondata di epurazioni di cui sarebbero rimaste vittime numerosi giornalisti Rai. Ma ora a distanza di anni la verità viene a galla. Il giudice non ha riscontrato alcuna diffamazione nelle dichiarazioni di Travaglio che si fondavano su una cospicua documentazione ed ha pertanto assolto i due imputati. Per il cavaliere dunque oltre il danno la beffa: sarà lui a dover risarcire gli imputati per ben 100mila euro.

Il mondo dell’informazione può almeno tirare un sospiro di sollievo. Per la Fnsi e l'Usigrai l’assoluzione è «un'altra potente spinta a chiudere la stagione delle espulsioni e delle censure nel servizio pubblico» e «dimostra quanto infondata e strumentale sia stata la campagna montata per restringere gli spazi di espressione». «Non si tratta ora - continua il comunicato - di schierare il servizio pubblico su un fronte opposto a quello nel quale è stato fatto militare negli anni scorsi: sarebbe un errore eguale e contrario. Semplicemente si deve dare il segnale che in Rai la circolazione e il confronto di idee diverse, anche scomode, torna ad essere un valore».

Thursday, October 20, 2005


COME PARLO DI CINEMA

Ed ora parliamo di cinema, propriamente dell'arte delle figure in movimento.
Movimento che non significa solo spostamento di arti e figure dovute ad un trattamento della pellicola, movimento significa anche un muoversi di vite e di esperienze. Il cinema non ci racconta una figura che si muove da A a B attraverso un percorso tracciabile. No. Il cinema ci racconta i movimenti emotivi della figura A attraverso punti sospesi al di fuori di linee tracciabili, non ripercorribili e spesso non rintracciabili. Ora, la differenza tra cinema e letteratura è anche questa: in letteratura sono ammesse ellissi e comportamenti non propriamente giustificabili, la letteratura è la fiction pura. Il cinema invece deve fare i conti con queste cavolo di immagini che rendono tutto troppo reale ed ogni singolo comportamento devo in qualche modo giustificarlo. Spesso con un trauma infantile. Romanzo Criminale di Placido (credo che ne parleremo di questo film) ci mostra i malavitosi che da piccoli hanno perso un amico dopo la loro prima rapina, li vediamo correre lungo la spiaggia del litorale romano inseguiti, uno di loro viene preso, uno muore, il più furbo scappa (e ripeterà questa fuga per tutta la vita) alla fine muoiono tutti e non se ne parla più. Ora, spiegare i comportamenti futuri attraverso le esperienze dell'infanzia è un giochino logoro, secondo me. Non vi ricorda Mystic River? I tre bambini che giocano, uno viene portato via da due pedofili, gli altri due ricorderanno sempre quel momento. L'altro crescendo è disturbato, gli altri non lo vogliono vedere. La vita dei due rimasti a terra si risolleverà solo dopo la morte dell'amico, morto con un patto del silenzio scellerato. E Willy Wonka? Leggo che anche qui ci troviamo Wonka bambino in contrasto col padre dentista. Non può essere vero...che bisogno c'è? Meccanismi logori, ma chissà perché ho citato due grandi film (il terzo non l'ho visto ancora), due belllissime cavalcate nell'animo nero dell'uomo. Il film di Eastwood ci mette faccia a faccia col nostro animo nero fatto di pregiudizi e sbandate totatli, quello di Placido ci fa paura perché non possiamo non amare quei personaggi nerissimi e sanguinari.


IPOCRISIA DEI MEDIA E BORSELLINO

Abbiamo detto che questo blog vuole unire comunicazione di massa e storia, vuole unire la realtà al cinema ed alla finzione. Vogliamo essere il contrario del citizen kane che attraverso i media controllava la società: noi, società, controlliamo i media, in modo dittatoriale, come Broz indica.
Cominciamo allora immediatamente ad essere Cittadini Broz che controllano i media nella speranza di non fallire. Di seguito il testo dell'intervista che per anni i media tradizionali italiani (giornali e televisione) hanno rifiutato di mandare in onda. Si piange Borsellino ogni anno in maniera ipocrita, visto che la sua opinione e la sua paura era qua descritta in modo preoccupante e nitido. I media non la vogliono diffondere? I cittadini sì.
Ecco la trascrizione dell'intervista rilasciata dal magistrato Paolo Borsellino il 19 Maggio 1992 ai giornalisti Jean Pierre Moscardo e Fabrizio Calvi, così come è andata in onda in televisione. L'intervista venne registrata quattro giorni prima dell'attentato di Capaci in cui fu ucciso Giovanni Falcone. Due mesi dopo (il 19 luglio) lo stesso Borsellino fu ucciso nell'attentato di via D'Amelio a Palermo. L'intervista del magistrato, trasmessa da un canale satellitare Rai e rifiutata da altre tv nazionali, è al centro delle polemiche scatenate dalla trasmissione "Satyricon" andata in onda ieri sera. L'integrale della registrazione fu pubblicato nell'aprile del 1994 da "L'Espresso, mentre oggi il gruppo Ds della Camera ha diffuso il testo della versione televisiva. L'intervista si apre con una dichiarazione di Borsellino.

Borsellino: Sì , Vittorio Mangano l'ho conosciuto anche in periodo antecedente al maxi-processo e precisamente negli anni fra il 1975 e il 1980, e ricordo di aver istruito un procedimento che riguardava delle estorsioni fatte a carico di talune cliniche private palermitane. Vittorio Mangano fu indicato sia da Buscetta che da Contorno come "uomo d'onore" appartenente a Cosa Nostra.


Giornalista: "Uomo d'onore" di che famiglia?

Borsellino: L'uomo d'onore della famiglia di Pippo Cal ò , cio è di quel personaggio capo della famiglia di Porta Nuova, famiglia della quale originariamente faceva parte lo stesso Buscetta. Si accertò che Vittorio Mangano, ma questo gi à risultava dal procedimento precedente che avevo istruito io e risultava altres ì da un procedimento cosiddetto procedimento Spatola, che Falcone aveva istruito negli anni immediatamente precedenti al maxi-processo, che Vittorio Mangano risiedeva abitualmente a Milano, citt à da dove come risult ò da numerose intercettazioni telefoniche, costituiva un terminale del traffico di droga, di traffici di droga che conducevano le famiglie palermitane.


Giornalista: E questo Mangano Vittorio faceva traffico di droga a Milano?
Borsellino: Vittorio Mangano, se ci vogliamo limitare a quelle che furono le emergenze probatorie più importanti risulta l'interlocutore di una telefonata intercorsa fra Milano e Palermo, nel corso della quale lui, conversando con un altro personaggio mafioso delle famiglie palermitane, preannuncia o tratta l'arrivo di una partita di eroina chiamata alternativamente, secondo il linguaggio convenzionale che si usa nelle intercettazioni telefoniche, come magliette o cavalli.

Giornalista: Comunque lei in quanto esperto, può dire che quando Mangano parla di cavalli al telefono, vuol dire droga.

Borsellino: Si, tra l'altro questa tesi dei cavalli che vogliono dire droga, è una tesi che fu avanzata alla nostra ordinanza istruttoria e che poi fu accolta al dibattimento, tanto è che Mangano fu condannato al dibattimento del maxi processo per traffico di droga.

Giornalista: Dell'Utri non c'entra in questa storia?

Borsellino: Dell'Utri non è stato imputato del maxi processo per quanto io ne ricordi, so che esistono indagini che lo riguardano e che riguardano insieme Mangano.


Giornalista: A Palermo?

Borsellino: Sì, credo che ci sia un'indagine che attualmente è a Palermo con il vecchio rito processuale nelle mani del giudice istruttore, ma non ne conosco i particolari.


Giornalista: Marcello Dell'Utri o Alberto Dell'Utri?

Borsellino: Non ne conosco i particolari, potrei consultare avendo preso qualche appunto, cioè si parla di Dell'Utri Marcello e Alberto, di entrambi.


Giornalista: I fratelli

Borsellino: Sì.

Giornalista: Quelli della Publitalia?

Borsellino: Sì.


Giornalista: Perché c'è nell'inchiesta della San Valentino, un'intercettazione fra lui e Marcello Dell'Utri in cui si parla di cavalli.

Borsellino: Beh, nella conversazione inserita nel maxi-processo, si parla di cavalli da consegnare in albergo, quindi non credo potesse trattarsi effettivamente di cavalli, se qualcuno mi deve recapitare due cavalli, me li recapita all'ippodromo o comunque al maneggio, non certamente dentro l'albergo.


Giornalista: C'è un socio di Marcello Dell'Utri, tale Filippo Rapisarda che dice che questo Dell'Utri gli è stato presentato da uno della famiglia di Stefano Bontade.

Borsellino: Palermo è la città della Sicilia dove le famiglie mafiose erano più numerose, si è parlato addirittura in un certo periodo almeno di duemila uomini d'onore con famiglie numerosissime, la famiglia di Stefano Bontade sembra che in un certo periodo ne contasse almeno 200, si trattava comunque di famiglie appartenenti a una unica organizzazione, cioè Cosa Nostra, i cui membri in gran parte si conoscevano tutti, e quindi è presumibile che questo Rapisarda riferisca una circostanza vera.


Giornalista: Lei di Rapisarda ne ha sentito parlare?

Borsellino: So dell'esistenza di Rapisarda, ma non me ne sono mai occupato pesonalmente.


Giornalista: Perché quanto pare, Rapisarda, Dell'Utri, erano in affari con Ciancimino, tramite un tale Alamia.

Borsellino: Che Alamia fosse in affari con Ciancimino è una circostanza da me conosciuta e che credo risulti anche da qualche processo che si è già celebrato. Per quanto riguarda Rapisarda e Dell'Utri, non so fornirle particolari indicazioni, trattandosi ripeto sempre di indagini di cui non mi sono occupato personalmente.

Giornalista: Non le sembra strano che certi personaggi, grossi industriali come Berlusconi, Dell'Utri, siano collegati a uomini d'onore tipo Vittorio Mangano?
Borsellino: All'inizio degli anni Settanta, Cosa Nostra cominciò a diventare un'impresa anch'essa, un'impresa nel senso che attraverso l'inserimento sempre più notevole, che a un certo punto diventò addirittura monopolistico, nel traffico di sostanze stupefacenti, Cosa Nostra cominciò a gestire una massa enorme di capitali, dei quali naturalmente cercò lo sbocco, perché questi capitali in parte venivano esportati o depositati all'estero e allora così si spiega la vicinanza tra elementi di Cosa Nostra e certi finanzieri che si occupavano di questi movimenti di capitali.


Giornalista: Lei mi dice che è normale che Cosa Nostra si interessi a Berlusconi?

Borsellino: è normale che chi è titolare di grosse quantità di denaro cerchi gli strumenti per poter impiegare questo denaro, sia dal punto di vista del riciclaggio, sia dal punto di vista di far fruttare questo denaro.


Giornalista: Mangano era un pesce pilota?

Borsellino: Sì, guardi le posso dire che era uno di quei personaggi che ecco erano i ponti, le teste di ponte dell'organizzazione mafiosa nel nord Italia.


Giornalista: Si dice che abbia lavorato per Berlusconi?

Borsellino: Non le saprei dire in proposito o anche se le debbo far presente che come magistrato ho una certa ritrosia a dire le cose di cui non sono certo, so che ci sono addirittura ancora delle indagini in corso in proposito. Non conosco quali atti siano ormai conosciuti, ostensibili e quali debbano rimanere segreti. Questa vicenda che riguarderebbe i suoi rapporti con Berlusconi, è una vicenda che la ricordi o non la ricordi, comunque è una vicenda che non mi appartiene, non sono io il magistrato che se ne occupa quindi non mi sento autorizzato a dirle nulla.


Giornalista: C'è un'inchiesta ancora aperta?

Borsellino: So che c'è un'inchiesta ancora aperta.

Giornalista (in francese): Su Mangano e Berlusconi a Palermo?

Borsellino: Sì .



Tratto da www.indicius.it/archivio/borsellino.htm
(Questo articolo è del 15 marzo 2001)

Wednesday, October 19, 2005

Il Cittadino Broz

Poche parole per spiegare il perché di un nuovo blog. Uno in più, uno dei tanti.
Chi sono i citizens Broz? Sono i cittadini che vogliono mettere bocca su ciò che accade, sono i cittadini che non accettano gli strapoteri e che credono fermamente nella società civile.
Citizen Broz nasce unendo due nomi, un film "Citizen Kane" che altro non è che Quarto Potere, ed un nome proprio Josip Broz che altro non è che Tito, il presidente della dittatura socialista Jugoslava.
Apparentemente due cose che non c'entrano niente l'una con l'altra. Non solo apparentemente via, sono davvero due cose inconciliabili. Ma io voglio strafare. Unire il cinema alla storia, unire la memoria pubblica ed i mezzi di massa, unire un capolavoro del cinema con un dittatore misterioso (sanguinario sì, ma anche liberatore di un paese che è riuscito ad unire e fare grande).
In questo blog troveremo articoli e commenti sui grandi temi del momento, riflessioni storiche e critiche cinematografiche. Perché?
Perché la storia ci insegna il futuro ed il cinema ce lo mostra. Niente di più, niente di meno.
Un blog di cinema e storia quindi? Ovviamente no. Sarà un blog dove annotare quello che di interessante accade attorno a noi e quello che di intelligente viene detto. Non ci saranno gli articoli di cronaca, ci saranno i commenti di pochi selezionati giornalisti della carta stampata. Non ci saranno approfondimenti e reportages, ma ci saranno piccoli e schematici approfondimenti storici sui fatti.
Si parlerà di cinema, vorrei parlarne il più possibile, ma non posso farlo da solo, spero di trovare ottimi commentatori che partecipino al blog de "citizen broz".
Come il cittadino Kane era un oscuro miliardario che controllando i media di massa voleva controllare la massa (fallendo), così come Tito militarizzando un paese voleva controllare etnie diverse ed opposte (fallendo), oggi noi vogliamo controllare i mezzi di comunicazione di massa, osservando il giornalismo italiano ed il cinema. Osservarlo e controllarlo, essere noi il quinto potere che comanda sul quarto.
Delirante? Certo che sì.

Ma prima due parole su di me, che non mi piace l'anonimato imposto dalla rete.
Chi sono e cosa mi piace.
Sono nato nel 1978 a Siena. Città piccola ed insidiosa, città con bassi slanci e misere ambizioni(comunque legate ai soldi della banca dal 1472). Ho una punto verde e troppi maglioni grigi. Sono di sinistra, con esperienze politiche da indipendente sia nelle amministrazioni che nelle associazioni. Credo che per avvicinare davvero i giovani alla politica sia necessario sognare un mondo senza partiti. Sono sceneggiatore, per cortometraggi ed irrealizzati lungometraggi.
Amo il cinema, amo leggere dai classici ai contemporanei. Credo fermamente nella superiorità della Francia in campo culturale e politico. Film preferito: C'eravamo tanto amati di Scola, La Vista di Pietrangeli. Credo che domande tipo "qual'è il tuo film preferito" siano del tutto inutili, potrei cambiarlo ogni cinque minuti.
Adoro la letteratura di Bassani e Fenoglio, due geni italiani del novecento ingiustamente sottovalutati. Adoro chi adora Il deserto dei tartari, ma non lo dice perché è doloroso. Mi piace Hemingway e Fritzgerald. Amo il teatro civile di Paolini e Celestini, meno, per come recita, Baliani. Amo le ragazze con qualcosa di più dell'iride nello sguardo, amo il vino, il treno, l'autunno e chi parla con competenza di qualcosa.
Odio chi straparla a vanvera, chi pontifica, chi giudica irreversibilmente. Odio il cinema di serie B italiano, americano, giapponese che sia. Odio Tarantino e tutta la falsa cinefilia che si porta dietro. Odio il pressappochismo ed il qualunquismo tipico italiano, odio chi non si sbilancia, chi tira a campare chi non s'indigna, odio chi s'indigna per cose futili. Odio il realismo magico al cinema e nei libri. Odio ballare. Adoro cantare, ma di nascosto.