Citizen Broz

PARTITO DEMOCRATICO...E TORNATO DEMOCRISTIANO.
"Nelle cose futili seguo i capricci e le mode; nelle cose importanti seguo la morale; in arte seguo me stesso. Questa è la ragione per cui non ho nulla a che fare con cio' che non mi piace" J. Ozu

Thursday, November 24, 2005


PERIFERIE DELLO SCONTENTO

In questi giorni di sproloqui sui giovani delle periferie parigine mi sono sempre astenuto dal parlarne, poi ho trovato questo articolo dello storico Jaques Le Goff e l'ho trovato illuminante. Ve lo propongo così com'è, evitando commenti personali che risulterebbero inutili e non seri. Qualcuno ha accomunato quei giovani con i ragazzi che manifestano in calabria, io francamente non ci vedo legami (se non generazionali), allora aggiungiamoci anche chi manifesta contro la TAV in val di Susa. Diciamo che c'è chi mostra il proprio scontento, bisognerebbe accorgercene non dite?

“Più che ai moti studenteschi del Sessantotto, la violenza dei ragazzi di banlieue mi fa pensare alla rivolta dei Ciompi che vide opporsi nella Firenze del Trecento i lavoratori tessili alla borghesia cittadina”, dice Jacques Le Goff, grande medievalista, raffinato scrittore ed esperto conoscitore della storia d’Italia. “Mi vengono in mente anche le sommosse dei chartists, durante i primi movimenti operai nell’Inghilterra appena industrializzata”. La conversazione di Le Goff spazia da jacqueries a sanguinosissime repressioni, da insurrezioni a teste mozzate. Poi però il celebre studioso comincia a sparare a zero sullo stato francese e sulle colpe del suo massimo rappresentante, il presidente Jacques Chirac, che definisce una “nullità politica”. “Non è il governo di centrodestra che ha creato la situazione attuale, ma è lui che l’ha aggravata”. Professor Le Goff, come si è giunti a questa crisi? “È una situazione latente, che cova sotto le ceneri da diversi anni. Perché è esplosa proprio adesso? Per via delle drammatiche condizioni economiche, sociali e culturali in cui si trovano questi giovani che non sono minimamente integrati e che non hanno avvenire”. Ma che cosa ha scatenato il caos? “Vede, non è esatto sostenere che la polizia francese sia interamente razzista, però è innegabile che tra le sue forze ci sia un certo numero di uomini razzisti e violenti. Qualche giorno fa due giovani banlieusards sono morti durante gli scontri: ebbene, il ruolo della polizia in quell’incidente è rimasto oscuro. Poi ci sono state le dichiarazioni del ministro degli Interni, Nicolas Sarkozy, che ha trattato questi giovani di racaille (feccia, ndr). Quest’ultimo fatto ha modificato lo stato d’animo dei rivoltosi, i quali adesso si sentono abbandonati e insieme disprezzati”. Quali soluzioni suggerisce per riportare la calma? “Bisognerebbe anzitutto trovare un lavoro ai disoccupati per integrarli in quella società che vorrebbero distruggere. Ma questo mi sembra un obbiettivo difficilmente raggiungibile perché le politiche sociali del governo francese sono disastrose”. Crede che le scuse del ministro Sarkozy, richieste sia da parte dei rivoltosi sia dall’opposizione, servirebbero a placare gli animi? “Credo che i problemi di rispetto e di disprezzo siano fondamentali. Del resto, la ricerca del perdono è diventata una consuetudine politica. Va di moda. Giovanni Paolo II ha chiesto scusa agli ebrei per le persecuzioni subite durante l’inquisizione. Chirac, e questo è un punto sul quale si è comportato correttamente, ha chiesto scusa per gli eccessi della colonizzazione francese, soprattutto in Algeria. Molti europei esigono dai turchi che questi chiedano scusa per il genocidio degli armeni. Detto ciò, non credo che basterebbe un “mi dispiace” pronunciato da Sarkozy per risolvere la crisi”. E allora come rispondere a tanta violenza? “L’ostilità dei giovani è rivolta anzitutto contro la polizia, poi contro il governo, infine contro l’insieme della società. È per questo che, sia pure in modo inconsapevole, scatenano il loro odio contro uno dei simboli del successo nella nostra società: l’automobile. L’atto simbolico della rivolta è incendiare le macchine”. Quindi? “Le colpe prima del governo Raffarin e poi di quello Villepin sono enormi, poiché hanno fatto scomparire quelle strutture che servivano a smussare le tensioni. Mi riferisco, per esempio, alla polizia di quartiere che aveva anche il compito di discutere con i giovani. Oggi, nelle banlieues esiste soltanto una “polizia di repressione”. Sono stati anche cancellati molti ruoli di mediazione. Penso a quegli operatori sociali incaricati di far regnare una certa pace sociale creando forme di dialogo tra le comunità”. Sono “organizzati” questi giovani, come sostengono le autorità? “Non credo. Si tratta piuttosto di fenomeni di contagio, di imitazione, che fanno sì che le violenze si propaghino all’interno della regione parigina”. Come andrà a finire? “Sono ottimista e ma anche pessimista: ottimista perché non credo che si arriverà a una violenza generalizzata; pessimista perché le cause profonde del disagio di questi giovani dureranno ancora a lungo, almeno fino al 2007, ovvero fino a quando al potere ci sarà Chirac. Fino a quella data, lo stato sarà incapace di trovare soluzioni adeguate”. Da Rio a Nairobi e da Parigi a Roma? Crede che un giorno non troppo lontano si parlerà di mondializzazione della violenza nelle periferie? “Può darsi. Ma al momento quello che accade nelle favelas brasiliane è molto diverso da quanto accade nelle banlieues parigine. Ma non possiamo escludere che queste differenze vadano assottigliandosi”. Non pensa che nell’era della televisione uno dei motivi che spingono alla devastazione e al saccheggio sia quello di apparire in video? “Sicuramente. Credo tuttavia che nelle periferie parigine la violenza non sia un fine ma un mezzo: è lo strumento di rivendicazione per portare i problemi di una generazione sulla pubblica piazza”.
(intervista di Pietro Del Re – 7 novembre 2005)


RITA BORSELLINO

E tornare ancora a parlare di Rita Borsellino, dopo l'unione che non vuole i voti della mafia sarebbe chiaro l'appoggio alla Borsellino, ma così non è. Latteri, ex Forza Italia recuperato dall'ex ministro picchiatore Bianco è sempre in corsa per le primarie e le vincerà perché appoggiato dai partiti più forti in Sicilia. Qualcuno si mobilita, dice che contro Cuffaro ci vuole chiarezza nell'antimafia. Vedremo. Di seguito due interventi tratti dalla news letter di Riccardo Orioles.
Abituarsi. Francesco Merlo: < Certo, la signora ha tutto il diritto
di fare politica, gia' si e' impegnata nell'associazionismo
cattolico e potrebbe anche accadere che riveli doti di buona
amministratrice e di brava presidentessa, ma la logica del cognome
non surroga competenze. Il pericolo e' che la scelta di un
cognome-simbolo stia ancora dentro quella retorica di cui si sta
rendendo maestro e nuovo protagonista proprio il favoreggiatore
Cuffaro. Se anche la retorica antimafia e' diventata terreno di
mafia a noi non resta che prenderne distanza e dare battaglia alla
retorica >
* * *
Ribellarsi. Claudio Fava: < Se Paolo Borsellino fosse vivo, se fosse
vivo Giuseppe Fava e con lui tutti gli altri morti per mano mafiosa,
sarebbero orgogliosi di sostenere la candidatura di Rita Borsellino
alla presidenza della Regione siciliana al di la' delle loro
posizioni politiche. Sconfiggere alle elezioni un presidente di
Regione processato per favoreggiamento mafioso non e' solo una
battaglia del centrosinistra: e' una sfida che Rita Borsellino porta
avanti in nome di tutti i siciliani onesti. Quanto alla volgare
battuta del signor Cuffaro sui vantaggi di Rita Borsellino per il
cognome che porta, Cuffaro sa bene che l'unico vantaggio che e'
toccato ai parenti delle vittime di mafia e' stato quello di portare
sulle spalle in questi anni di tragedia un supplemento di dolore e
di responsabilita' >

Tuesday, November 22, 2005


VOTI DELLA MAFIA (e dei comunisti)

Su Repubblica di oggi due grandi pagine da incorniciare e ricordare. Nella prima il vecchio ma sempre valido Berlusconi che rispolvera la propaganda del '48 urlando che in Italia il vero pericolo è il comunismo. Scredita l'opposizione tacciandola di essere pericolosa per la democrazia e per la libertà. Certo. Ce lo vedo Fassino a reprimere nel sangue le piazze, Baffino prendere il posto di Baffone, Mastella ad organizzare i gulag in campania. Questo tipo di campagna elettorale è quella classica usata da Berlusconi nei momenti di difficoltà e fino ad adesso ha sempre funzionato, ma siamo davvero così stupidi noi italiani, subito pronti a prendere per attuali le paure del dopoguerra? Speriamo di no.
Una pagina dopo Prodi e Fassino davvero presenti in Calabria dichiarano una sola cosa chiara davvero: non vogliamo i voti della mafia (per mafia leggasi cosa nostra, 'ndrangheta, camorra ed onorata società varia). Mica male. Una posizione forte che però deve trovare riscontro nella pratica, potremmo cominciare ad appoggiare l'antimafia candidando la Borsellino per esempio o evitare di riciclare chi ha già avuto condanne o legami dubbi. Evitare anche di sedersi a Porta a Porta accanto ad Andreotti o ad altri in odore (certificato) di malavita. A Porta a Porta, intanto, perché in parlamento il posto non te lo scegli! Ma vallo a spiegare a Rutelli o a Mastella...

Tuesday, November 08, 2005

RITA BORSELLINO

L'alternativa alla mafia è l'antimafia. Per dare speranza ai siciliani che vogliono opporsi al potere mafioso è sufficiente dare loro un'alternativa. Il teatrino romano della politica che in Sicilia si divide anche sul nome e sulla figura della Borsellino è vergognoso. Parte della margherita cerca la rottura, oppone al candidato del Polo un ex candidato del Polo. Geniale. L'alternativa ci sarebbe, i partiti nicchiano, ma credo che davvero sia questa l'opposizione ad un sistema mafioso sempre più forte.
Di seguito l'appello per Rita Borsellino presidente, le adesioni vengono raccolte a questo indirizzo mail: ritapresidente@libero.it

Siamo donne e uomini convinti che anche in Sicilia sia possibile costruire un orizzonte nuovo, produrre un reale e profondo cambiamento, dare vita a un percorso alternativo che aiuti la nostra isola ad uscire dal forte degrado etico, culturale, economico, sociale, dove poteri e interessi forti l'hanno condotta negli ultimi anni.

Crediamo che la candidatura di Rita Borsellino, la sua storia personale, possano segnare davvero una svolta e contribuire a costruire fiducia nel futuro e speranza nella nostra terra.

Una candidatura in grado di costruire unità tra società politica e società civile.
Una candidatura fortemente credibile per la coerenza e la dignità che Rita ha dimostrato in questi anni, attraverso il suo impegno nella società, la sua capacità di interpretare e dare voce alle istanze collettive, di costruire insieme alle persone.

Primi firmatari:
Vincenzo Consolo
Leo Gullotta
Giovanni Impastato

INFORMAZIONI CHE NON AVREMO MAI

da l'Unità dell'8 novembre 2005
"Fosforo bianco su Falluja durante l’assedio Usa «Ho visto bruciare i corpi di donne e bimbi bombardati con sostanze chimiche» Su RaiNews24 parlano i marines. Il Pentagono: disinformazione dei terroristi"
di Toni Fontana


NELLA GUERRA combattuta per distruggere le armi di distruzione di massa di Saddam, mai trovate, l’esercito americano ha fatto largo uso di agenti chimici che hanno provocato la morte di civili. È quanto emerge da un’inchiesta condotta da RaiNews 24, che ha tra l’altro raccolto alcune testimonianze di marines americani che hanno preso parte ad uno dei più sanguinosi e misteriosi episodi della guerra in Iraq: l’assedio a Falluja (novembre 2004). In quella occasione gli assalitori utilizzarono fosforo bianco e Napalm, armi che uccidono provocando un calore molto intenso che “scioglie” i corpi o genera terribili ustioni. Grazie alle testimonianze raccolte da RaiNews 24 (anche la giornalista Giuliana Sgrena spiega quanto ha appreso dai profughi di Falluja) si viene a sapere che non solo il Napalm, ma anche il fosforo bianco, sono stati usati non solo nella prima fase della guerra, ma anche nelle battaglie successive con effetti devastanti come mostrano le immagini del bombardamento di Falluja e soprattutto le terrificanti fotografie che mostrano le vittime civili dell’assedio della città sunnita che, ufficialmente, cioè secondo il comando Usa ed i giornalisti embedded al seguito, si è concluso con l’uccisione di «2mila terroristi» e nessun civile. Il Pentagono, però, smentisce «categoricamente» l’uso di armi chimiche in Iraq, in «qualsiasi momento». A parlare è il maggiore Todd Vician, portavoce della Difesa che, pur non avendo visto il documentario Rai, spiega di aver visto «queste accuse senza fondamento in passato, quando terroristi e insorti sono ricorsi a questa tecnica standard di disinformazione». L’inchiesta è stata presentata ieri dal direttore di RaiNews 24 Roberto Morrione, da Sigfrido Ranucci, il giornalista che ha raccolto le testimonianze, e dal curatore della trasmissione Maurizio Torrealta. Il filmato propone la testimonianza del marine Jeff Englehart che tra l’altro dichiara davanti alla telecamera di RaiNews 24: «Ero in missione a Falluja all’interno della ranger zone, ero a 150 metri da dove si svolgeva l’attacco, abbiamo ricevuto l’ordine diretto che qualsiasi individuo che camminava o si muoveva era un obiettivo. Quando siamo arrivati in Iraq c’era uno standard di combattente: dai 18 ai 65 anni, ma quando siamo giunti a Falluja il target è sparito perché effettivamente in città c’erano ragazzi di 10 anni che usavano il mitra. A Falluja ho visto i corpi bruciati di donne e bambini, il fosforo esplode e forma una nube. Chi si trova nel raggio di 150 metri è spacciato. Il fosforo brucia i corpi, addirittura li scioglie». Il soldato conferma anche che è stato fatto largo uso degli agenti chimici: «Ho sentito per radio l’ordine di fare attenzione perché veniva usato il fosforo bianco, nel linguaggio militare viene chiamato Willy Pete». Il filmato dimostra che, contrariamente a quanto detto dal Dipartimento di Stato, il fosforo non è stato usato in campo aperto per illuminare le truppe nemiche. Per questo scopo sono stati usati i traccianti. L’inchiesta propone anche la testimonianza di Peter Kaiser, dell’ufficio Onu che si occupa del controllo sugli armamenti, secondo il quale il fosforo è considerato «arma chimica» quando viene utilizzato contro le persone e non come fumogeno o innesco per altri tipi di bombe. L’inchiesta intitolata “Falluja, la strage nascosta” squarcia dunque il velo che il comando Usa ed il giornalismo al seguito ha creato attorno ad un episodio cruciale della guerra, l’assalto di Falluja, giustificato come necessario per colpire e distruggere i covi di Al Qaeda. Un esperto militare conferma all’Unità che «il fosforo bianco penetra nella carne e continua a bruciare», ed aggiunge però che la convenzione sulle armi chimiche non vieta espressamente questo tipo di armamento. Il generale Franco Angioni, oggi parlamentare Ulivo-Ds, fa notare che «fosforo bianco e Napalm sono tecnicamente elementi chimici. Il fosforo, quando viene a contatto con l’ossigeno, sprigiona un forte calore che può provocare ustioni anche di terzo grado. Chi si trova in quell’area non ha scampo».

Tuesday, November 01, 2005


PASOLINI

Ieri sera un bellissimo spettacolo al Teatro dei Rozzi di Siena, messa in scena di Fabrizio Trisciani dell'Associazione Straligut, un lavoro attorno ad "Orgia" di Pier Paolo Pasolini.
Grazie allo spettacolo ed alla grandiosa interpretazione di Tommaso Innocenti, oggi devo lasciare qui un pensiero sulla ricorrenza della morte del grande intellettuale e poeta.
Cosa sarebbe oggi l'Italia se lui fosse ancora vivo? Il suo spirito critico, la sua ansia di fustigatore del futile e dell'apparire ci avrebbe impedito di arrivare a vivere in un'Italia come questa? Se ancora ci fosse troverebbe spazio in questa società? Sono interrogativi arrovellanti ma del tutto capziosi, perché, ovviamente, lui non c'è.
Però sentire durante lo spettacolo la sua voce proclamare che il teatro di parola è l'unico confine che possiamo porre al dilagante culturame di massa e vedere la discesa nell'infero del protagonista (qui non c'è il suicidio fisico, ma quello intellettuale) che cade verso il baratro della banalità e della felicità sociale a portata di tutti (basta pagare per ballare, vestire, dimagrire, come tutti gli altri) mi ha fatto davvero capire il fulcro della sua poetica: dovremmo lottare per la diversità e non per la massificazione. Per questo oggi lui non c'è più, rimosso e quindi ucciso ogni giorno.
(qualcuno ieri mi ha detto: se ci fosse Pasolini troverebbe spazio solo sul Foglio di Ferrara. Probabile, ma lui si rifiuterebbe di farlo. Questo oggi non riusciamo a concepire: il riufiuto coerente e per questo ci meritiamo quello che abbiamo)