Citizen Broz

PARTITO DEMOCRATICO...E TORNATO DEMOCRISTIANO.
"Nelle cose futili seguo i capricci e le mode; nelle cose importanti seguo la morale; in arte seguo me stesso. Questa è la ragione per cui non ho nulla a che fare con cio' che non mi piace" J. Ozu

Tuesday, February 28, 2006

"Colui che sorride quando le cose vanno male ha già trovato a chi dare la colpa"
Arthur Bloch

Monday, February 27, 2006

TROVA GLI INTRUSI (speriamo)

Da Repubblica del 26 febbraio.
I simboli dell'Unione. Intanto con i simboli della Margherita, dei Ds e dell'Ulivo è stato completato il deposito dei simboli dei partiti e movimenti che fanno parte dell'Unione. Le liste collegate sono 17 al Senato e 16 alla Camera. Al Senato sono presenti i simboli dell'Ulivo, Ds, Margherita, Rifondazione Comunista, Verdi, Comunisti Italiani, Italia dei Valori, Udeur, Rosa nel pugno, Partito Pensionati, Psdi, Lista Consumatori, Codacons, I socialisti di Craxi, Liga Veneta, Liga per l'autonomia-Alleanza Lombarda, Democratici Cristiani Uniti, Movimento Repubblicano Europeo. Alla Camera non sarà presentata la lista dei Repubblicani Europei di Luciana Sbarbati mentre si aggiunge la lista della Svp, mentre fanno lista comune Codacons e Consumatori. Per le circoscrizioni estere, il simbolo sarà 'L'Unione Prodi'.


SOGNI E BISOGNI

Aiuto, chiedo aiuto. Sarà una settimana che la notte sogno Willer Bordon. Giuro.
1- una volta mi chiedeva se conoscevo una buona assicurazione auto. Io consigliavo Genertel.
2 - eravamo in un paesino della maremma, veramente bello. C'era un'orrenda sagra della birra. Io e lui litigavamo con qualcuno che diceva che Fini era un grande politico. Io dicevo: "basta con le frasi fatte, Fini è un politico a capo di un partito di Fascisti! E' ora di prendersi la responsabilità del voto". E lui annuiva.
3 - Interpretava un quadro del vecchio PCI in un film di Ettore Scola.
4 - Mangiavamo indivia belga gratinata in un luogo buio e fumoso.
5 - Mi diceva: perché ti rifiuti di fare quello per cui saresti perfetto?

Tuesday, February 21, 2006


dal Corriere della Sera di martedì 21 febbraio

Monday, February 20, 2006


CALDEROLI...

Se ne parla molto in questi giorni dell'irresponsabilità di Calderoli e di chi gli permette di stare al governo. Bhè, di che vi stupite mi viene da chiedere, ma lo avete visto in faccia? Ma lo avete sentito parlare almeno una volta? Che era pericoloso lo pensavamo da un pezzo.
Ed ora una piccola marketta, un intervento di Prodi sul caso.

CARO direttore, i fatti di Bengasi ci hanno tutti profondamente colpiti, tornando a dimostrarci, se ve n'era bisogno, la fragilità del mondo in cui viviamo, la difficoltà di dialogo tra i popoli, la sciagurata forza che le offese possono scatenare. Ho già avuto modo di esprimere immediatamente dopo il sanguinoso assalto al consolato italiano il mio punto di vista, così come ho avuto modo di percepire direttamente in un lungo colloquio con Gheddafi la preoccupazione di chi è chiamato a governare realtà complesse come quelle dei Paesi del nord Africa. Paesi con i quali non alimentare un dialogo costruttivo basato sul reciproco rispetto e la reciproca comprensione sarebbe un errore di enorme portata storica per l'imprevedibilità delle conseguenze che tale mancanza di dialogo determinerebbe. Detto questo mi sembra che da questa vicenda possiamo derivare tre indicazioni che riguardano invece direttamente l'Italia e il suo Governo che mi sembra utile sottolineare.
1) Calderoli, la cui vergognosa sceneggiata è stata la scintilla che ha dato fuoco alle polveri, non è una persona qualsiasi, un cittadino Italiano dalle idee un po' balzane, un militante di base di un movimento un po' estremista. Calderoli è un Ministro della Repubblica, che ha giurato davanti al Presidente della Repubblica di servire il suo Paese e di rispettare la Costituzione. Questo incarico gli è stato conferito dal Presidente del Consiglio che lo ha nominato nel delicatissimo ruolo di colui il quale avrebbe dovuto lavorare proprio a mettere mano alla riforma della Costituzione, malgrado fosse già disponibile una letteratura di dichiarazioni di chiaro stampo xenofobo oltre a un florilegio di esternazioni contro l'Unità d'Italia e contro la carta costituzionale. Ebbene con quale leggerezza e sotto quale spinta di ricatto politico si affida un Ministero così delicato ad una persona con questo curriculum? Dato che già erano note le tensioni causate dalle precedenti dichiarazioni di Calderoli.
2) E' evidente che anche in questa crisi si è palesata una delle più gravi carenze di questo governo. L'assenza di una politica estera saggia e competente fatta di attenzione, dialogo, capacità di prevenire le situazioni di crisi, soprattutto con quei Paesi, come la Libia, con i quali si erano in passato ricuciti con grande fatica i rapporti. Paesi verso i quali l'Italia dovrebbe svolgere un ruolo di continua tessitura di rapporti anche per conto dell'Europa tutta non aspettando che le cose si mettano male , molto male in questo caso, per abbozzare interventi riparatori. Non avere compreso la portata dell'incendio che si stava sviluppando nei paesi islamici è stata una colpa grave. Una seria analisi avrebbe forse portato un governo consapevole e responsabile ad informare i suoi membri dei pericoli incombenti e, voglio sperare, sarebbe stata una moral suasion sufficiente a scoraggiare le esibizioni televisive che tanto danno hanno causato.
3) Va fatta infine, a valle di quanto accaduto, una seria riflessione sul ruolo del servizio pubblico televisivo. Il fatto che lo show di Calderoli sia stato ospitato in prima serata, nei momenti di massimo ascolto, sulla rete ammiraglia della Rai e che nessuno abbia pensato a quel piccolo particolare di cui spesso ho sentito i dirigenti della Rai farsi giusto vanto: vale a dire che Rai Uno gode di altissima popolarità e moltissima attenzione proprio nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Non avere riflettuto minimamente sul fatto che, come dicono sempre i dirigenti televisivi, proprio grazie alla tv si vive ormai nel villaggio globale e, di conseguenza, almeno dal punto di vista dell'informazione, si è avverato il detto secondo cui un battito d'ali di farfalla in un Paese può provocare una tempesta dall'altra parte del mondo, è sintomo a dir poco di leggerezza e di scarso senso di responsabilità. Mi sembrerebbe francamente doveroso che da parte della politica e soprattutto dei partiti politici della maggioranza non si tentasse di voltare pagina e di assimilare, come si sia tentando di fare in queste ore, quanto è successo a Bengasi con le affermazioni che riguardano Nassiriya, affermazioni da esecrare e biasimare, ma che provengono da persone che hanno scarsa rappresentanza e nessuna influenza politica. Credo che Berlusconi e gli altri leader della Cdl dovrebbero andare ben oltre la doverosa quanto tardiva richiesta di dimissioni. Essi dovrebbero svolgere una attenta analisi delle carenze che si sono verificate in questa vicenda e renderne conto agli Italiani. Per tutti questi motivi le doverose dimissioni dell'onorevole Calderoli non possono chiudere la vicenda. Il presidente del Consiglio, il governo e la maggioranza che lo sostiene hanno il dovere di svolgere una attenta analisi delle carenze e delle colpe che si sono verificate in questa vicenda e debbono renderne conto al Parlamento. L'Italia ha bisogno di una nuova politica verso il Mediterraneo in modo da garantire la nostra sicurezza e i nostri interessi e affermare finalmente il ruolo di equilibrio e di saggezza che è nella tradizione di questo paese.

Wednesday, February 08, 2006


UMBERTO ECO

Tutti mi parlano di questo intervento di Eco da Fazio. Ebbene, eccolo qua. Una sola cosa: comodo dire di guardare con gusto la tv spazzatura da Fazio, che lo vada a dire dalla Venier.

Lo spiego agli stranieri: voi sembrate tanto preoccupati per noi, ma non è vero - Voi avete paura che possa succedere qualcosa del genere anche a voi
di Umberto Eco

Sul finire del secolo scorso scrissi un articolo in cui osservai alcune cose: per esempio che con la caduta del muro di Berlino e il crollo dell’Unione Sovietica la De Agostini aveva dovuto mandare al macero tutti gli atlanti. Io per fortuna andai a recuperare quelli di prima del 1914 dove c’era ancora la Serbia, Montenegro, la Lituania, l’Estonia e andavano benissimo. Questo mi diede uno shock. Avevamo massacrato 55 milioni di persone durante la seconda guerra mondiale, un altro po’ nella prima, per niente... per tornare indietro.Poi feci un’altra osservazione. Sembrava che il punto più avanzato del mondo dello spettacolo fosse la televisione e improvvisamente avevano inventato il cinematografo, cioè la videocassetta. Dopodiché avevano inventato internet che riusciva ad avere immagini immobili e in più non viaggiava più come telegrafia senza fili ma come la telefonia coi fili. Quindi era stato un passaggio da Marconi a Meucci. A quel punto avevo ipotizzato che prima o poi avrebbero inventato una scatola dalla quale, girando semplicemente una manopola, sarebbe uscita della musica. Io scherzavo: avevo inventato la radio? No. È l’IPod. Questo cammino all’indietro esiste davvero.Questi, naturalmente, sono soltanto degli scherzi anche se possono essere sintomi preoccupanti. Il vero cammino all’indietro, invece, è nella tecnica della guerra. Il vituperato ‘900 ci ha dato 50 anni di pace con la guerra fredda, che è stata una grandissima invenzione, l’equilibrio del terrore. Sì, si ammazzava un po’ di gente in periferia, ma noi al centro non stavamo male. Poi, dieci anni prima che finisse il secolo, con la prima guerra del Golfo è cominciata la guerra calda, la guerra guerreggiata (...).Adesso siamo tornati al saluto romano nello stadio. Lo facevo da balilla. A 10 anni: solo che io ero obbligato a farlo. Oggi invece i giornali parlano di un funerale, di una persona molto per bene che ha vissuto tutta una vita senza approfittare del proprio nome, ma al suo funerale si sono verificati tutti riti di cinquant’anni fa. Abbiamo al governo quelli che c’erano prima della Resistenza. E con la devoluzione abbiamo un’Italia pre-Garibaldi.Ci sono delle marce all’indietro impressionanti. Il rifiuto dell’evoluzionismo di Darwin è una storiella dell’800 di gruppi fondamentalisti protestanti. Oggi sta tornando d’attualità. L’antisemitismo è di nuovo ai protocolli dei Savi di Sion. È abbastanza preoccupante. Forse la storia si è stancata di andare avanti (...)C’è un fatto nuovo: il populismo mediatico. Nel mio ultimo libro mi riferisco al nostro Paese, e uno dei motivi di sofferenza che provo quando vado all’estero non è essere trattato male in quanto italiano - visto che vengo accolto non come italiano ma in quanto autore o collega d’università - ma il vedermi fatto segno di tanta solidarietà. Mi danno le pacche sulle spalle... perché hanno paura che capiti anche a loro. L’Italia è sempre stato un laboratorio. Pensiamo alle avanguardie. Si è cominciato col futurismo italiano e poi è venuto tutto il resto. I fascisti: sono nati in Italia e poi in Germania, Spagna. Io spiego agli stranieri: voi sembrate tanto preoccupati per noi, ma non è vero. Voi avete paura che possa succedere qualcosa del genere anche a voi.Cos’è il populismo mediatico? Il populismo è una forma di governo che si regge nell’appello diretto al popolo e la richiesta di legittimità. Ora, il popolo non esiste. Cos’è il popolo? Prova ne è che la democrazia - che, come dice anche Fossati, sarà un pessimo regime ma è ancora il migliore che abbiamo - invece di rifarsi ad una visione mitica del popolo si basa su un criterio di maggioranza. Poi può darsi che la maggioranza abbia torto, ma questo è un altro discorso... L’appello al popolo invece vuol dire un appello a qualcosa di inventato, scavalcando la mediazione parlamentare. Ora, le dittature eliminano i parlamenti: Mussolini che dice a Montecitorio «potevo fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco per i miei manipoli», lo dice nel 1922 e nel giro di qualche anno lo fa sul serio.Il punto è che in un periodo di regime massmediatico non è più necessario instaurare dittature. Il nostro presidente del Consiglio una volta ha detto: non accetto di essere giudicato da un magistrato, perché io sono stato legittimato dal popolo mentre lui è al suo posto per concorso... Dopodiché, aggiungo io, se mi viene l’appendicite io non mi faccio operare dal chirurgo perché non è stato eletto dal popolo ma è arrivato a quel posto per concorso.Non mando i bambini a scuola perché il maestro non è stato eletto dal popolo, non salgo sull’aeroplano perché il pilota non è stato eletto dal popolo. Chiudiamo l’esercito perché il generale per fortuna non è stato eletto dal popolo ma va lì per concorso e carriera. Ecco, questo dire «io mi lascio giudicare solo dal popolo», significa fare del populismo, cioè creare quella finzione per cui sarebbe il popolo quello che ti dà ragione. (...)Vedo un sacco di intellettuali in tv, poi magari smettono di esserlo nel momento in cui ci vanno... ma questo è un altro problema. Credo che molti non vadano in tv perché tranne poche eccezioni li fanno litigare. (...) Sì, io guardo la tv - uno guarda quello che può - e quando sono a casa guardo il tg e poi tutti i film di carabinieri, squadra di polizia, distretti... tutti... È chiaro che sono tutti uguali, ma questa è anche la loro bellezza: ti dà un senso di pace e di serenità. Sono fatti e costruiti bene. Alle 23 finiscono e uno torna a lavorare.
(Testo tratto dall’intervista di Fabio Fazio a Umberto Eco a «Che tempo che fa», RAI-3 - 5milioni di spettatori contro poche migliaia di Berlusconi a Liberitutti)

Friday, February 03, 2006

Si torna a parlare di foibe e memoria divisa. Io ci sguazzo in queste cose e quindi ecco un post già diffuso un anno fa di nuovo utile e attuale.

I nostri storici sono tutt'ora alle prese con un passato che non passa, Mentre la memoria collettiva è riuscita a farlo passare soltando dimenticandolo
(Guido Crainz)

Il bravo italiano è un consumatore periodico di capri espiatori, li sacrifica alla propria innocenza e al proprio vittimismo
(Stefano Levi della Torre)

Lo dovevo fare, mi pare giusto entrare nell'argomento che tiene banco in questo inizio di anno. Le foibe, cribbio. Cerco di farlo in maniera sintetica, oggettiva e strutturata. Innanzitutto questa cavolo di fiction ha avuto il merito di portare l'attenzione su un argomento veramente nascosto della storia italiana, e questo è un fatto.Ma dobbiamo chiederci adesso se il fine è storico, civico o esclusivamente politico. Dal punto di vista storico le foibe sono argomento di studi e speculazioni scientifiche da sempre, ma l'opinione pubblica considera ricerca storica solamente quella fatta da giornalisti prestati alla ricerca, autori di best seller e nulla più, ma pur sempre giornalisti sono e quindi pennivendoli con secondi, terzi e quarti fini. Che si chiamassero nel tempo Petacco, Montanelli, Accame, Cervi, Mieli o Pansa, la sostanza è sempre la stessa, la storia raccontata al pubblico italiano non è quella di Gallerano, Crainz, Pavone, Flores, Battini o Capogreco, ma quella dei best seller mondadori, ora diciamo anche che nessuno ci ha obbligato a leggerli ma così è stato. Quindi nessuno ha sentito parlare di Foibe fino al '95, ma per ignoranza personale non per mancanza di ricerca storica. E anche questo è un fatto. E se oggi la fiction supplisce alla mancanza dei pennivendoli ben venga. Però, ovviamente c'è un però, la cosa è subito cavalcata per non dire promossa dalla destra più becera ed ignorante. Un ministro ex repubblichino e fucilatore di partigiani e collaborazionista del nazismo non può permettersi di farmi la morale e neppure una lezione di storia, questo sia chiaro. Non lo accetto da Tremaglia ma neppure da Gasparri, La Russa o Alemanno, dalle mie parti (son minga milanes' mi) si dice uffele' fa el to meste' e cioè: pasticcere fai il tuo mestiere, ciascuno il suo, i giornalisti facciano i giornalisti i politici i politici e gli storici studino la storia. Facile no?Parlando di foibe dobbiamo ricordare alcune cose che contestualizzino la cosa. La fiction in sè, che non ho ancora visto, può essere interessante se contestualizzata, se evita di raccontarci la solita balla degli italiani brava gente. E bene contestualizziamo:
1- L'occupazione fascista della Slovenia, dell'Istria, del Quarnaro e della Dalmazia è stata violenta ed ha portato alla nascita di campi di concentramento e di sterminio per slavi nei territori occupati e nel territorio "storico" del regno d'Italia. In questi campi di concentramento venivano portati i cittadini slavi dei territori occupati, definiti allogeni, i nomi di quesi campi (assolutamente non famosi) sono: Gorizia, Gonars, Chiesanuova, Cairo Montenotte, Renicci, Colfiorito, Civitella della Chiana, Bagno a Ripoli e molti altri. Ai quali aggiungiamo quelli in territorio occupato: Fiume, Buccari, Arbe, Vodizza. E l'occupazione di Lubiana che ha fatto della città una prigione a cielo aperto. In questi campi si moriva di fame e di freddo ed a morire era semplicemente una nazionalità, persone rinchiuse perché appartenenti ad una specifica nazionalità.
2- Tito da solo libera le regioni jugoslave dal nazismo e dal regno di facciata degli ustascia appoggiati dai nazi fascisti. Da solo. E come tale rivendica diritti su quei territori (compreso Trieste anch'esso liberato dai Korpus Sloveni).
3- Tito dopo la guerra non accetta la sovranità dell'URSS sul suo territorio, è un comunista ma non vuole rientrare sotto le zone di influenza di Mosca. Per questo motivo è corteggiato dagli americani e dagli inglesi, con i quali mantiene infatti sempre ottimi rapporti. In seguito cercherà di fondare assieme a Cuba ed i paesi africani di nuova indipendenza una comunità di stati non allineati, ma non ci riesce.
4- In Italia Tito è odiato a sinistra perché nel '48 Stalin lo ha cacciato da cominform per troppa indipendenza ed il PCI è sempre stato fedele alla Russia. Invece la democrazia cristiana cerca di mantenere rapporti positivi con la Jugoslavia perché alleata degli anglo americani e perché spera di ottenere un buon risultato dall'annosa questione triestina. Non starò a dilungarmi su questa cosa che si conclude nel '54 con un compromesso buono per italiani e slavi. Trieste all'Italia e Istria a Tito.
5- Per questo motivo le foibe sono dimenticate. Non le ha rimosse la sinistra (e con quali mezzi poi) ma il governo con i suoi giornali per non turbare i rapporti con Tito e per rimuovere la politica razziale e di sterminio degli italiani nei territori balcanici. Anche perché molti responsabili di quei fatti sono ancora nell'esercito italiano.Concludendo è bene oggi parlare di foibe, ma ricordiamoci anche il motivo di questa vendetta slava. Ogni rivoluzione porta il sangue, ogni atto violento, purtroppo, prima o dopo ha una risposta in genere più violenta. Da questo nascono i massacri delle fosse carsiche, è l'odio covato verso gli italiani, un odio nato sotto una dittatura sanguinaria (per questo motivo gli italiani d'istria fuggirono in massa, dando vita al cosiddetto esodo istriano, fuggirono per evitare rappresaglie, come dar loro torto).Gli italiani non sono buona gente, non lo sono mai stati. Le vittime delle foibe vanno ricordate, ma ricordiamo anche gli errori del fascismo e del Regno d'Italia, non creiamo due memorie divise tra italiani e slavi, oggi in europa.

VITA VISSUTA
1- Qualche anno fa assieme ad alcuni di voi ho visitato la adesso famigerata Goli Otok, o isola Calva, dove Tito imprigionava gli avversari politici (cioè comunisti come lui ma magari fedeli a mosca). Un luogo di immensa sofferenza tutt'oggi. Questa isola è raccontata nel nuovo libro di Pansa, che rievoca tutte le violenze e sofferenze del protagonista e due anni fa faceva capolino nel libro 54 di Wu Ming, quando io andai nell'isola calva ancora non se ne parlava molto in Italia, ma era in Croazia luogo turistico, monito da far visitare. Due ore dopo ero invece a Rab, ex Arbe, dove c'era durante il fascismo uno dei campi di concentramento per Slavi, il peggiore (celebre la foto dello scarno slavo a dorso nudo per anni attribuita agli orrori dei lager nazisti). Ecco lì nessuno ci indicò il luogo del campo, nessuno lo nominava e noi non ne sapevamo niente. E Pansa non ricopre quelle poche miglia di mare.
2- Ho visto con occhi che sui giornali italiani dal '45 al '50 nessuno parla di foibe, soltanto il Giornale di Trieste per ovvi motivi. I giornali italiani tutti filogovernativi si sperticano a parlare di Triangolo Rosso e Volane Rossa, ma niente foibe, niente ritrovamenti nelle grotte carsiche. Perché?

bibliografia essenziale:
Capogreco, Carlo Spartaco; I campi del duce; Einaudi, Torino 2004.Sui campi di internamento italiani per slavi.
Claudia Cernigoi, Operazione foibe a Trieste: come si mistifica la storia, Kappa Vu, Udine 1997> http://www.cnj.it/foibeatrieste/Cernigoi smonta, col metodo e gli strumenti dello storiografo serio, le leggende, esagerazioni e falsità della propaganda di destra su questo tema.
Chi non ha molto tempo a disposizione può rivolgersi a un testo più breve (in pdf), un articolo di Federico Vincenti apparso su "Patria Indipendente" (la rivista ufficiale dell'ANPI) nel settembre 2004:> http://www.anpi.it/patria_2004/08-04/17-18_VINCENTI.pdf

Altro testo fondamentale è una tesi di laurea:Gori Savellini, Giuseppe; Giornalismo italiano del dopoguerra: giornalismo di rimozione; Università degli Studi di Siena, 2004. (direi proprio, cavolo, un testo findamentale!)