APPELLO AL VOTO "DIVERSAMENTE UTILE" 
Ebbene siamo arrivati alla vigilia del voto storico. Inutile dire che il mio voto, per la prima volta davvero cosciente, andrà alla Sinistra Arcobaleno. Non posso premiare il Pd per la sua politica destra, non posso neppure votarlo in chiave anti-berlusconiana perché sarebbe come, diciamo noi, togliere la sete col prosciutto. Non mi illudo che Veltroni cancelli le leggi berlusconiane, cancelli la legge Biagi, faccia una legge sul conflitto d'interessi e la riforma radio televisiva. Non posso illudermi perché già mi ero illuso col governo Prodi. Un voto davvero utile è quello che rafforza la sinistra contro le derive centriste. Un voto utile è quello che impedisce un governo istituzionale con Casini o con Draghi o con Berlusconi stesso. Un voto utile è quello alla Sinistra Arcobaleno. Bertinotti non mi ha mai convinto al cento per cento, ma oggi è l'unico che riesce a tenere quieti Pecoraro Scanio o Diliberto, è l'unico che poteva metterci la faccia. Vi metto un bel commento di Riccardo Orioles, giornalista amato e dimenticato, giornalista vero, non so per chi voterà, chi saranno per lui "i contro Berlusconi senza se e senza ma". Io l'ho capito. “È molto tempo che non ci sentiamo, ma questa è una settimana importante. E'
il momento in cui, dopo quasi vent'anni di Weimar, cambia il regime. Vent'anni
fa l'Italia esisteva ancora e non solo come espressione geografica, era un paese
occidentale retto a democrazia parlamentare; era politicamente diviso fra una
sinistra ancora in qualche modo espressione dei lavoratori e un centro
democratico-moderato. Era un paese pacifico, che non faceva guerre da
cinquant'anni. Aveva una magistratura libera, un inno nazionale, una bandiera.
Vi erano sfruttatori, ma non col potere assoluto; politici corrotti molti, ma
onnipotente nessuno. I giovani, a un certo punto, cessavano di essere ragazzi e
diventavano uomini con dei diritti riconosciuti. Le donne erano pari agli
uomini, e questo era ormai senso comune. Nessuno faceva guerre di religione.
Religione civile, comune a tutti, era la Liberazione condotta insieme,
monarchici e marxisti, operai e ufficiali, contro il nazismo. Milano era Italia,
Italia era Napoli, italiani erano i rossi e italiani i neri. Alcuni dei migliori
politici - i Moro, i Pertini, i Berlinguer - erano anche, per avventura, i più
popolari. Nessuno di loro, oggi, troverebbe posto in una qualsiasi lista
elettorale; nè se ne parla più.
Questa era la mia vecchia Repubblica e mi sembra giusto renderle fedelmente
omaggio, ora che non c'è più. Nello stesso paese, vent'anni dopo, dei due unici
capipartito autorizzati uno fa il pubblico elogio dei mafiosi ("Mangano? E' un
eroe") e l'altro, in Sicilia, fa scrivere il programma elettorale a un Salvo
Andò ("Basta coi professionisti dell'antimafia"). Uno vuol cancellare la
Resistenza dai libri di scuola, l'altro s'era dimenticato di includerla nel
progrmma del suo partito. Certo: non sono la stessa cosa. C'è sempre differenza
fra gli Hitler e gli Hindenburg; non si resta neutrali. Ma i valori terribili,
disumani, che ora minacciano di farsi nuovamente regime, non sono stati
contrastati e amzi spesso ne ha subito il fascino anche chi doveva morirgli
contro.
Così, eccoci qua. Senza far finta di niente cercando impossibili neutralità - si
vota, senza se e senza ma, contro Berlusconi - ma senza nulla rimuovere e senza
perdonare niente. Votare ora, contestare domani: non saranno i notabili
"democratici" a riportare la democrazia in Italia, sarà la generazione che
cresce ora. Per essa, faticosamente, cerchiamo di riprendere la penna in mano”.