POVERO PREVITI
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Caro direttore, devo declinare la tua proposta di commentare la nuova condanna a 5 anni emessa ieri dalla Corte d'appello di Milano a carico dell' on. C.P.,già condannato in un altro processo d'appello a 7 anni, sempre per corruzione di giudici. Ti prego anzi di non chiedermi mai più di occuparmi della Sua augusta persona, avendo io deciso di non nominarLa mai più, o almeno di provarci. Anzitutto perché, come puoi ben immaginare, quella sentenza mi ha profondamente turbato e addolorato. E poi perché proprio l'altro giorno, alla vigilia del triste verdetto, mi è stato recapitato nella canonica busta verde l'ennesimo atto di citazione col quale l'on. C.P. mi trascina nuovamente in tribunale per aver parlato male di lui sull'Unità. In quanto direttore responsabile dovresti essere anche tu della partita, senonchè l'on. C.P. ignora la tua nuova qualifica e dunque se la prende con l'ormai incolpevole Furio Colombo, chiedendo a me e a lui un modico risarcimento di 120 mila euro per il mio «intollerabile quanto ingiustificato attacco alla persona dell'on. C.P.» che «ne ha gravemente offeso la reputazione, l'onore, il decoro, la dignità e l'identità personale e professionale». Nel Bananas del 27 ottobre ricordavo una frase detta da Celentano a Tony Renis a Sanremo 2004: «Chi non ha amici criminali?». E commentavo, in un tentativo forse malriuscito di ironia: «Da allora Bellachioma - che in una sola vita è riuscito a frequentare Mangano, Dell'Utri e Previti - provò per lui un'istintiva simpatia». Così - denuncia C.P. - «il giornalista ha definito l'attore (cioè lui, ndr) ?criminale?, travalicando macroscopicamente il limite della continenza espressiva e invadendo, con un attacco illegittimo e ingiustificabile, la sfera personale dello stesso attore? un vero e proprio insulto all'esclusivo scopo di denigrarlo». Non posso sapere cosa decideranno i giudici. Ma posso spiegare il movente di quella battuta. Mi ero fatto l'idea, nella mia beata ingenuità, che l'evasione fiscale sia un crimine (idea che peraltro condivido con qualche milione di italiani, oltrechè con il codice penale). E che un deputato si difende in tribunale dall'accusa di corruzione spiegando che ha solo evaso le tasse sulle presunte parcelle plurimiliardarie che Berlusconi e Rovelli gli versavano in Svizzera abbia confessato un crimine, ancorchè prescritto. E che, così facendo, si sia denigrato, insultato e diffamato da solo, provocando danni irreparabili alla reputazione, onore, decoro, dignità e identità personale e professionale di se medesimo. Invece scopro che ho fatto tutto io: tutti credevano C.P. un onesto e illibato avvocato, deputato esemplare, contribuente modello, finchè non uscì lo sciagurato Bananas. Ora, visto che non posso dimenticare quelle sue parole e appena le ricordo metto nei guai me stesso, l'Unità e i suoi direttori, preferisco occuparmi d'altro. Se Lucia Annunziata definisce «terrorista» un marocchino sempre assolto dall'accusa di terrorismo, riceve i complimenti di vari ministri, sottosegretari e del Corriere della Sera. Ma dubitare della reputazione di un ex ministro che si proclama evasore fiscale e viene condannato in appello a 5 e 7 anni per corruzione di giudici, non si può. Se proprio insisti, potrei optare per una formula salvavita molto in voga alla Rai: quella suggerita l'altro giorno dai responsabili di un notiziario del «servizio pubblico» al collega Carlo Casoli, che proponeva un servizio sul nuovo processo avviato a Roma contro l'on. C.P. per corruzione di un perito del tribunale: «Manda pure il servizio, ma non fare nomi». Il cronista, dopo lunghi tentativi, s'è dovuto arrendere. Così nessuno ha potuto conoscere la notizia, salvo i fortunati che l'hanno poi letta sul Corriere. Ecco, se vuoi posso inviarti un commento senza fare nomi: «La Corte d'appello di Milano, in due distinti processi, ha condannato a 12 anni di reclusione per corruzione di due giudici (che non nominiamo per riguardo alle signore) un noto parlamentare della Repubblica (che non nominiamo per la legge sulla privacy), di professione avvocato, già ministro della Difesa, membro di un importante partito (che non nominiamo per rispetto del pubblico più impressionabile) e braccio destro del capo del governo uscito a sua volta da entrambi i processi per le attenuanti generiche e la conseguente prescrizione. L'uomo politico, già destinatario di varie leggi su misura che non hanno funzionato, ha testè annunciato la sua ricandidatura alle prossime elezioni. Vista la sua specchiata dirittura morale, che si aspetta a promuoverlo ministro della Giustizia?».
di Marco Travaglio da l'Unità
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