FINE ELETTORALE
(dalla Catena di San Libero di Riccardo Orioles)
Giu' le mani dall'happy end. L'idea sarebbe di un finale coerente col resto del film: sullo stage-coach per Abilene con lo sceriffo alle costole e i soldi della banca nella valigetta, o sulla diligenza per Lione (inseguito da Vidocq) in tuba e redingote o, piu' modernamente, con falso nome in Sudamerica col commissario Montalbano che gli corre dietro. Insomma, per il signor B. noi auspicheremmo la fine di Fujimori e niente affatto quella di Ceausescu. Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, e non se ne parla piu'. Percio' l'inatteso appello americano ci ha messo un po' in allarme. Che significa 'sta faccenda del pericolo? Finora, di pericoloso in Italia sapevamo che ci sono solo i magistrati (peggio dei brigatisti, li defini' una volta) e magari qualche ragazzina che gli ricorda le sue amicizie mafiose (beccandosi qualche buona manganellata per risposta). E ora? Si aspetta Bin Laden, il mullah Omar, i nuovi brigatisti? Oppure bastera' il bandito Giuliano, per stavolta? Stiamo a vedere: qua siamo (Occhio, Azeglio, mi raccomando).
"La mafia vicina al premier". Sempre li' a prendersela con quei poveri mafiosi, Violante. Quelli e' dieci anni che cercano di scrollarsi di dosso 'sta diceria, poveracci, ma come si fa? Una volta che ti sei fatto la fama, hai voglia di dire che sei un mafioso perbene e gente cosi' non ne frequenti: non ti crede piu' nessuno. Faceva bene Mangano a dire: "Io? Io bado solo al cavallo".
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